Progetto passaparola: un 2024 di attività

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

Progetto passaparola: un 2024 di attività

C’è Faiza che vive a Brescia e segue il corso di italiano perché un giorno spera di trovare un lavoro, poi c’è Khatib in Italia da 12 anni che ha già raggiunto la certificazione di livello A2 per il permesso di soggiorno ma continua a studiare per aggiungere un nuovo tassello qui in Italia e consolidare le sue competenze. Poi c’è anche chi vorrebbe rendersi davvero indipendente, comunicare meglio con le maestre di scuola dei propri figli, andare da sola dal dottore, fare nuove amicizie e, chissà, un giorno fare la patente ed essere autonoma negli spostamenti.

I documenti sono sicuramente il primo incentivo delle tante donne che si sono iscritte ad ottobre ai corsi di italiano promossi da Iscos Lombardia grazie al progetto “Passaparola, la parola dell’inclusione” finanziato con il fondo dell’8×1000 dall’unione Buddhisti Italiana.

50 studentesse, 50 storie di vita, di famiglia, di inclusione in Lombardia, ma non solo visto che il progetto ha anche attivato due corsi online proprio con lo scopo di venire incontro alle tante difficoltà di conciliazione ma anche di mobilità delle partecipanti.

Imparare la lingua è forse il pretesto per molto altro: nelle aule reali o virtuali di questo progetto, si creano relazioni, contatti, scambi di informazioni, ma anche di confidenze, di ambizioni, di frustrazioni e di sogni. C’è il sogno di “Trovare un lavoro solo per Me”, quello “Di diventare cuoca o pasticcera” come scrive Aisma, casalinga, in Italia dal 2010. Essere autonome, indipendenti ma anche imparare l’italiano per essere un nuovo punto di riferimento in famiglia e trasmettere le proprie conoscenze a chi, tra i propri parenti stretti, ancora non sa la lingua.

La Lombardia, secondo gli ultimi dati Istat, resta in Italia la regione con i numeri più elevati rispetto ai residenti stranieri con ben 1.165.102 residenti con cittadinanza non italiana, l’11,7% del totale una percentuale stabile negli ultimi anni.

Il 36,8% dei residenti stranieri è costituito da cittadini europei, l’Africa e l’Asia rappresentano ciascuno circa il 25% del totale dei residenti stranieri.

Milano resta la provincia dove si concentra maggiormente la presenza di residenti stranieri: il 40,2% del totale.

La comunità pakistana è la nona comunità extraeuropea presente in Italia con oltre 133.140 persone regolarmente soggiornanti. Il 31% risiede in Lombardia e l’età media è di 31 anni.

Come comunità straniera, quella pakistana ha l’incidenza femminile più bassa tra le principali collettività extra UE: solo il 27,4%. Questo dato delinea una comunità declinata decisamente al maschile con uno squilibrio di genere del 45,1%, che la colloca in seconda posizione, per questo indicatore, dopo la comunità ucraina, dove lo sbilanciamento è invece a favore delle donne.

La lettura del processo di integrazione non può prescindere da un’analisi della dimensione relazionale. Il livello di radicamento poco avanzato della comunità pakistana nel tessuto sociale italiano è reso evidente anche dallo scarso coinvolgimento nei matrimoni misti: nel 2020 sono stati 76 i matrimoni tra cittadini pakistani e italiani, pari al 73% circa dei 104 matrimoni in cui almeno un coniuge era di nazionalità pakistana. Solo 3 riguardano un marito italiano e una moglie pakistana, 73 uno sposo pakistano e una sposa italiana.

Un altro dato interessante e che sta alla base delle motivazioni del progetto Passaparola, è il tasso di occupazione dei cittadini pakistani in Italia che è pari a 44,7% di cui il 66,5% maschile e il solo 7% femminile.

La forza lavoro è per il 40,6% impiegata nel commercio, il 23,8% nell’industria, trasporti 19,8%, 10,3% agricoltura e il 5,6% nei servizi.

In ambito lavorativo c’è un elevato gender pay gap: i lavoratori di origine pakistana percepiscono circa 370€ più delle lavoratrici.

La bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro esprime un livello di integrazione economica e sociale delle donne molto meno maturo rispetto alla controparte maschile, che ha però ripercussioni su tutta la collettività di riferimento e si traduce in una mancata crescita, oltre che per la comunità, per tutto il Paese.

Il progetto entrerà nel vivo nei prossimi mesi con molte attività. Oltre al proseguimento dei corsi di lingua italiana, sono previsti appuntamenti tematici di formazione con degli esperti sui diritti sociali e del lavoro per chi vive in Italia, un corso di lingua urdu per bambini e giovani di seconda generazione e l’attivazione di 3 corsi di teoria e pratica di guida per le migliori studentesse che nel frattempo avranno conseguito e superato l’esame finale di lingua ottenendo il certificato finale.

Il progetto si concluderà nel mese di settembre con una grande festa insieme alla comunità pakistana e a tutti i beneficiari dei corsi.

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