Il cammino della speranza: corriamo per (far) riflettere
Ieri, 20 Dicembre, si è tenuta a Milano la sesta tappa del Cammino della Speranza, promosso da Missionland e a cui hanno aderito Iscos, Mamre, Rainbow for Africa, Engim, Linea D’ombra e DRC Italia che ha visto coinvolti due dei cinquanta staffettisti che stanno percorrendo i 700 km, da Trieste a Oulx lungo quella che è conosciuta come la rotta balcanica italiana.
Questa staffetta ha un obiettivo molto importante che non deve passare in sordina: la situazione dei migranti, il loro lungo viaggio tra durezze e ostacoli, le condizioni disumane in cui vivono e i pericoli che incontrano nel cercare di varcare i confini di paesi anche europei.
Dopo aver accolto gli staffettisti e il loro arrivo sospeso tra emozione e stanchezza, si è tenuta la conferenza “Emergenza Balcani: a che punto siamo?” promossa da Iscos e Cisl Lombardia per riflettere insieme sul tema dell’immigrazione e in particolare sulla situazione della rotta balcanica.
“Noi di Iscos Lombardia siamo impegnati già da anni su questi temi con i nostri progetti di cooperazione internazionale e dall’anno scorso abbiamo attivato insieme a Iscos nazionale, Anolf e Cisl la campagna I walk the line – presidi di solidarietà lungo la rotta Balcanica attraverso la quale raccogliamo fondi per il sostegno di alcune associazioni in loco come Jadar e Bonafide che danno soccorso ai migranti, e organizziamo iniziative di sensibilizzazione come questa” ha spiegato Marta Camilla Valota, direttrice di Iscos Lombardia, inaugurando l’iniziativa di sensibilizzazione.
La cronaca di questi giorni è agghiacciante e crudele: una bambina travolta da un fiume tra Croazia e Slovenia mentre cercava di oltrepassarlo con la madre e i fratelli. Avin Irfan Zahir, 39 enne dopo aver superato con la famiglia il confine e aver trovato rifugio in un bosco in Polonia muore di setticemia con il figlio che portava in grembo. Sono i racconti dal fronte di Nello Scavo, giornalista di Avvenire che ha partecipato all’incontro con una testimonianza ricca di spunti. “In questi anni si è deciso non di combattere il fenomeno dell’immigrazione, ma di combattere i migranti e i profughi. Questa è una guerra dichiarata da parte dell’Unione Europea nei confronti di questi esseri umani”. Una delle soluzioni che diversi Stati stanno attuando, con l’avvallo dell’Unione Europea, è infatti la costruzione di veri e propri muri che impediscano ai migranti di oltrepassare i confini. Per questa idea disumana sono stati raggiunti finanziamenti anche di 300 milioni di euro, come nel caso della Polonia. “Soldi che arricchiscono sempre di più le tasche di questa guerra infinita” spiega Nello Scavo. “Milioni di euro spesi per fermare brutalmente neanche 40.000 migranti. Nei campi della vergogna anziché trovare delle soluzioni umane e ragionevoli, i soggetti coinvolti hanno optato per un rafforzamento delle politiche di contenimento e di controllo anche attraverso dispositivi tecnologici come i droni”.
Una lettura più sociologica dell’immigrazione, declinata nel contesto italiano, l’ha data Maurizio Ambrosini, docente di sociologia delle migrazioni all’Università degli Studi di Milano, che ha illustrato come e quanto vengano distorti i dati relativi a questo fenomeno e utilizzando la frase “la ricchezza sbianca” ha simbolicamente spiegato la retorica attuale. “ L’immigrazione è di fatto stazionaria nel nostro paese già da alcuni anni e non in continua crescita come si vuole far credere. A differenza di ciò che si rappresenta, è per lo più di contesto europeo e di genere femminile; i migranti sono in prevalenza di religione cristiana e non mussulmana. La migrazione è di fatto vantaggiosa per le casse dello Stato: nel nostro paese gli immigrati lavorano, basti pensare al lavoro di cura, pagano le tasse e consumano”.
A darci una prospettiva della Milano che non accoglie per via della carenza di strutture e politiche troppo restrittive, è intervenuto Don Giovanni Salatino, vicario della parrocchia San Barnaba del quartiere Gratosoglio, che in prima persona si impegna ad aiutare e favorire l’integrazione dei giovani e dei migranti. “Mi piace parlare di “pedagogia dell’attimo” che porta ad usare un’umanità diversa di fronte a queste persone che hanno vissuto di tutto durante viaggi lunghi, pericolosi ed estenuanti e che hanno negli occhi un’umanità nuova, che ci deve far pensare su come agiamo e su come agisce l’Unione Europea, colei che dovrebbe aiutarli ma in realtà rema contro”. Un testimonianza toccante anche quella delle volontarie come Fausta di Rete Milano che dal loro presidio di Lambrate accolgono e danno soccorso a quante più persone possibili. “Solo quest’anno abbiamo incontrato 500 persone per strada. Si cerca e magari per alcuni si trova una soluzione, ma le strutture sono scarse e carenti. Molti restano in giro. Abbiamo trovato in questi giorni dodici minori siriani senza un posto dove stare, così per strada, soli e nel freddo. Milano deve ripensare a se stessa, al momento non è una città accogliente. Siamo in contatto con alcuni assessori, speriamo di trovare ascolto e di condividere soluzioni”.
Ha chiuso il dibattito Paola Gilardoni, segretaria regionale Cisl Lombardia, che ribadito l’importanza di graffiare le coscienze anziché seguire la filosofia del tralasciare, dell’essere accomodanti in cui spesso ci caliamo e ci vogliono far calare. “Abbiamo il dovere di informarci ed educarci, così come abbiamo il dovere di portare dentro e diffondere questa fiamma della solidarietà”.
Lungo la sala dei Salesiani Don Bosco, dove si è svolta l’iniziativa, sono state appese delle lanterne verdi per riprendere simbolicamente la solidarietà che alcune famiglie polacche stanno offrendo ai migranti in transito segnalando, così, con una luce verde dalla finestra delle loro case che lì si trova accoglienza e soccorso.
Grazie al supporto di Iscos Veneto, in questa occasione sono stati ritirati gli
indumenti e i beni di prima necessità raccolti in queste settimane tra privati, associazioni come Comunità Progetto e il Coordinamento donne Cisl di Milano che verranno stoccate a Vicenza per poi essere portate in loco dall’Iscos del Veneto con il supporto di volontari e altre associazioni.