15 NOVEMBRE, LA CISL LOMBARDIA A COLLOQUIO CON HAN DONGFANG
Venerdì 15 novembre si è svolto a Milano presso la sede della Cisl Lombardia l’incontro, organizzato da Dipartimento Internazionale e Iscos Cisl Lombardia, con Han Dongfang, attivista sindacale cinese e fondatore del primo sindacato libero in Cina. All’incontro hanno partecipato Raffaele Bonanni, Segretario Generale Cisl, Gigi Petteni, Segretario generale Cisl Lombardia, Mario Arca, Presidente Iscos, e alcuni delegati sindacali di imprese che hanno delocalizzato in Cina e di imprese lombarde in crisi.
Di delocalizzazioni e diritti nei Paesi a basso costo del lavoro, degli effetti del trasferimento di produzioni in altre aree del mondo, con i riflettori puntati sulla Cina, si è discusso venerdì 15 novembre nella sede regionale della Cisl Lombardia, con il sindacalista e dissidente cinese Han Dongfang.
Nel suo intervento, Han Dongfang ha parlato della situazione dei lavoratori nel proprio Paese. “In Cina lo stipendio minimo non è garantito su scala nazionale, ma deciso dalle varie municipalità. La stessa assicurazione sociale è fondata sul livello di stipendio e questo comporta diverse coperture a seconda del salario. Questa situazione rappresenta un grosso problema: le imprese tendono a delocalizzare dove i salari sono più bassi e a mandare i lavoratori anche in altre zone, dove la manodopera sarebbe più cara. La cosa positiva è che la presenza delle imprese non è più limitata ad alcune zone, come il Guandong, ma si sta spostando lentamente verso il centro ed il nord del Paese; con questa si stanno muovendo e sviluppando anche le rivendicazioni dei lavoratori. A maggio in Guandong il salario minimo è passato a 1550 yuan, circa 250 euro. Gli operai quando contrattano cercano di avere una quota maggiore del salario minimo, ma le imprese sanno già in anticipo quale sarà l’aumento e si adeguano ad esso. In questo modo i lavoratori ottengono sempre il minimo deciso dalle municipalità, non un soldo in più”.
Han Dongfang ha poi parlato anche delle imprese italiane in Cina, sottolineando come non ci siano di fatto differenze tra i lavoratori del mondo. “Sappiamo – ha ricordato Han – che la multinazionali si vantano di applicare la responsabilità sociale di impresa adottando codici di condotta. Ma si tratta solo di un modo per vantarsi di essere migliori degli altri, di fatto non ci sono migliori condizioni di lavoro. L’unico modo per ottenerle è la contrattazione collettiva, a prescindere dalla nazionalità dell’azienda”.
Delle aziende italiane in Cina hanno poi parlato anche tre delegati della STMicroelettronics, della Candy e della Mazzucchelli, imprese lombarde che hanno delocalizzato in Cina con risultati differenti.
Sergio Mariani, delegato StMicroelectronics, colosso italo-francese delle telecomunicazioni da 50.000 dipendenti in tutto il mondo, ha raccontato come la propria azienda ha delocalizzato solo parte della produzione, quella di back-end, ossia la parte finale e meno pregiata della produzione. Questo oggi non impatta sull’occupazione in Europa in quanto qui la produzione è front-end (pregiata) e si concentra sulla ricerca e sviluppo dei prodotti innovativi ad alto margine di redditività.
Aldo Zuccolo, delegato Candy, ha spiegato come per Candy la scelta della Cina risponda solo a motivi puramente economici. Gli stabilimenti italiani e cinesi sono di fatto in concorrenza, in quanto un operaio del Guandong – dove Candy ha uno stabilimento di lavatrici – costa 3 e uno italiano 20. Gli operai cinesi lavorano 10 ore al giorno con un’ora di straordinario. Ad oggi non hanno rappresentanza sindacale, ma si stanno organizzando: a maggio di quest’anno hanno infatti attuato un fermo di produzione per chiedere aumenti salariali.
Pietro Muraca, delegato Mazzucchelli, leader mondiale nella produzione del materiale plastico per gli occhiali, ha invece raccontato come la delocalizzazione in Cina si stia dimostrando vantaggiosa anche per gli stabilimenti italiani. Grazie alla crescita del mercato cinese, gli ordini stanno aumentando anche per gli stabilimenti di Castiglione Olona e Venegono, dove peraltro è stata mantenuta l’attività di ricerca e sviluppo sui materiali.
Proprio per evitare che i lavoratori di tutto il mondo diventino “concorrenti” tra loro, con il rischio di una corsa al ribasso dei diritti sindacali, tutti i partecipanti all’incontro hanno insistito sulla necessità di un rafforzamento del ruolo del sindacato a livello mondiale e delle collaborazioni tra lavoratori e sindacati dei vari Paesi per lanciare invece una corsa al rialzo dei diritti sindacali e delle tutele dei lavoratori.
Per approfondimenti:
Sito Cisl Lombardia
Articolo “Conquiste del lavoro”