Campagna di supporto alla causa palestinese
Al via la Campagna di supporto alla causa palestinese promossa dal Department of Popular Organisations, di cui fanno parte anche i nostri partner in loco del PGFTU di Gerico.
L’appello si rivolge a tutti gli Stati, governi, organizzazioni non governative, università, partiti politici, centri di ricerca con l’obiettivo di lavorare e contribuire ad adottare politiche più giuste per i palestinesi e affinchè ci sia un supporto ad un discorso della e sulla Palestina in occasione della 78esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La campagna sottolinea come sia necessario un progresso per il raggiungimento della pace con una giustizia che affermi il diritto dei palestinesi all’auto-determinazione.
L’occupazione dei territori palestinesi di Cisgiordania e della Striscia di Gaza e la confisca delle terre messa in atto dai consecutivi governi di Israele a favore dell’occupazione, rinforzano il regime di apartheid e la condizione di segregazione in cui vive il popolo palestinese. La situazione provoca inoltre una disconnessione geografica delle città palestinesi rendendo di fatto difficile l’urbanizzazione. Il 62% delle terre palestinesi, classificate come aree C, sono controllate da Israele, che continua le attività di estrazione delle risorse naturali di questi territori. Nel 2022 gli insediamenti sono notevolmente aumentati rispetto allo scorso anno, in quanto le autorità israeliane hanno sequestrato 113435 acri di terre palestinesi (da utilizzare per gli insediamenti), approvato 114 progetti di insediamenti e stabilito 2220 unità di insediamento.
Nell’area continuano a susseguirsi crimini di guerra e violazioni di diritti umani, denunciati da numerosi rapporti internazionali, tra i quali oppressione, omicidio, segregazione, insediamenti coloniali, violazione dei luoghi sacri delle diverse confessioni religiose e violazione dei diritti dei detenuti.
La campagna riporta le seguenti raccomandazioni:
- Preparazione di un Piano delle Nazioni Unite per fermare l’occupazione dei territori palestinesi, e adottare le risoluzioni internazionali connesse alla causa palestinese.
- Accettare la membership dello stato di Palestina nelle Nazioni Unite.
- Riconoscere il diritto all’auto-determinazione dei palestinesi e creare uno stato indipendente di Palestina con Gerusalemme come capitale.
- Adottare misure politiche, diplomatiche ed economiche nel caso in cui Israele si astenga dall’implementare le legittime risoluzioni internazionali.
- Fornire protezione internazionale ai palestinesi ed investigare i crimini commessi.
Negli ultimi mesi, ad inasprire ulteriormente le tensioni, in Israele si susseguono manifestazioni di protesta e mobilitazioni nazionali contro la riforma del sistema giudiziario proposta dal governo del primo ministro Benjamin Netanyahu. La riforma è sostenuta sia dai partiti della destra nazionalista laica, come il Likud, sia dai partiti ultraortodossi e prevede cambiamenti che rischiano di indebolire il ruolo della Corte Suprema israeliana, sottoponendola al controllo del potere politico. Le modifiche principali riguardano tre aspetti: il cambiamento delle modalità di nomina dei giudici, che attribuirebbe al governo in carica (aumentando i membri di nomina politica) maggiore dominio sulle selezioni di nuovi giudici sia della Corte Suprema sia delle corti inferiori; la diminuzione del potere di revisione della Corte in merito alle leggi fondamentali, che di fatto andrebbe ad impedire a quest’ultima l’abolizione di leggi approvate dal Parlamento; la possibilità della Knesset, il Parlamento israeliano, di annullare con una maggioranza semplice (61 voti su 121 seggi) alcune sentenze della Corte Suprema. È soprattutto quest’ultima proposta a preoccupare l’opposizione e la società civile, in quanto considerata violazione della separazione dei poteri e dell’indipendenza della giustizia. Il ruolo della Corte suprema è molto importante nella vita politica di Israele perché il paese non ha una Costituzione, ma una serie di Leggi fondamentali che sanciscono i diritti individuali e le relazioni tra cittadini e Stato.
Nella giornata del 27 marzo, è stato indetto da Histadrut, il maggiore sindacato israeliano, uno sciopero generale, che ha coinvolto anche il sistema sanitario e le ambasciate israeliane nel mondo. La manifestazione si è svolta a Gerusalemme, ha radunato circa 100 mila persone di fronte alla Knesset a protestare contro la riforma e ha portato ad un rinvio del voto sulla riforma della giustizia; tuttavia il governo sembra fermo sulla decisione di portare avanti la riforma, annunciando che il processo legislativo riprenderà dopo la Pasqua ebraica.
Iscos Lombardia è impegnato da oltre 10 anni in Palestina, a fianco del PGFTU – Palestinian General Federation of Trade Union, con attività che favoriscono l’empowerment della forza lavoro palestinese, in particolare corsi di formazione mirati all’acquisizione di competenze e consapevolezza dei propri diritti e il dialogo con il sindacato israeliano Histadrut.
Il nostro impegno per la promozione delle attività sindacali e la formazione di nuovi delegati pone particolare attenzione alle questioni di genere.
Iscos auspica una risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, perciò con Solidar promuoviamo la campagna per il riconoscimento della stato palestinese, a favore di una soluzione “due popoli per due stati”.