Notizie dal mondo: Pakistan
La storia recente del Pakistan è stata caratterizzata da una serie di sfide e cambiamenti, tra cui tensioni politiche e militari con la vicina India e l’Iran, oltre alla grande piaga del terrorismo. La nazione ha affrontato – e continua ad affrontare – problemi di fondamentalismo religioso e terrorismo interno, con gruppi e sigle estremiste che operano sul territorio.
Gli attacchi in Belucistan
In Belucistan, notizia del 26 agosto, trentanove persone sono state uccise in diversi attacchi coordinati condotti dall’Esercito di liberazione, un gruppo separatista. Il Belucistan è una regione divisa politicamente tra Iran, Afghanistan e Pakistan. Attualmente comprende una popolazione di quasi 17 milioni di abitanti: la parte pakistana ne ospita 12 milioni e mezzo, quella iraniana 2 milioni e 700mila, e infine quella afghana circa 1 milione e mezzo. I beluci, da cui la regione prende il nome, da sempre lottano per creare una propria nazione indipendente. I separatisti hanno combattuto anche con movimenti armati, denunciando una repressione violenta da parte in particolare del Pakistan. Il governo centrale viene accusato anche di impedire l’accesso all’istruzione agli abitanti. Altre fazioni chiedono solo maggiore autonomia e accesso alle risorse naturali del loro territorio.
Nel più grave degli attacchi, decine di uomini armati hanno bloccato un’autostrada e ucciso 23 persone, venti delle quali venivano dalla vicina provincia del Punjab, la più ricca e popolosa del Pakistan. Spesso, infatti, gli abitanti del Punjab lavorano nei progetti di sfruttamento delle notevoli risorse naturali del Belucistan (di solito organizzati dal governo centrale del Pakistan). Per questo motivo sono un obiettivo frequente degli attacchi dei separatisti.
Molti cittadini che vivono quotidianamente le situazioni appena descritte cercano di abbandonare il Paese, ma i costi da sostenere sono accessibili solo per pochi. Chi non può permetterselo, cerca di farlo in altri modi percorrendo le rotte migratorie come quella balcanica.
Pakistan: disparità sociale e “aree protette”
Analogamente a quello che abbiamo visto nel nostro approfondimento sul Perù, anche in Pakistan c’è un’elevata disparità sociale. Tutte le grandi città hanno delle cosiddette “aree protette”. Qui vivono le famiglie delle caste più elevate: coloro che lavorano per lo stato e avranno diritto a una pensione. Le Guardie armate all’ingresso impediscono l’entrata a chi non è autorizzato. All’interno ci sono scuole private, cliniche sanitarie, servizi, prati ben tagliati e strade pulite. Il tutto fa a pugni con la situazione di degrado che spesso si vede a pochi metri di distanza.
Lavoro informale e sfruttamento minorile
Il lavoro informale rappresenta una larga fetta dell’occupazione nel paese, soprattutto nelle aree rurali, dove molti lavoratori sono impiegati senza contratti regolari. Dai dati diffusi dall’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) in un report che fa riferimento all’anno 2021, emerge che circa il 72-74% della forza lavoro non agricola fosse impiegata nel settore informale. Tuttavia, il lavoro informale è presente anche in agricoltura, dove i lavoratori spesso non godono di contratti formali e di protezioni sociali.
Il lavoro minorile rappresenta l’altro problema endemico del Pakistan, con migliaia di bambini impiegati in ambiti pericolosi come la produzione di mattoni e l’agricoltura. Nel 2023, solo le ispezioni nella regione del Punjab hanno riscontrato oltre 1.500 violazioni, che hanno portato a 87 arresti.
Ultimo ma non da ultimo, esiste anche la problematica legata all’accesso al lavoro da parte delle minoranze etniche e religiose, come i cristiani, gli indù e i beluci, che affrontano significative difficoltà. Spesso, infatti, sono emarginate e costrette a svolgere lavori scarsamente retribuiti e in condizioni di sfruttamento. La discriminazione nei loro confronti impedisce anche l’accesso a un’istruzione di qualità, rendendo difficile il miglioramento della loro situazione economica e sociale.
Pakistan: le elezioni del 2024
Considerato il contesto, le elezioni che si sono svolte quest’anno nel Paese hanno avuto una notevole rilevanza. Il Pakistan è una Repubblica islamica, in cui il capo dello stato è il Presidente, che viene eletto da un collegio elettorale ed è comandante in capo civile delle forze armate. Le nomine militari e le scelte strategiche, tuttavia, vengono fatte dal primo ministro, titolare del potere esecutivo. Il legislativo, invece, è composto dalla “camera alta” (100 membri) e dalla “camera bassa”, i cui 342 membri vengono eletti attraverso uno scrutinio uninominale maggioritario a suffragio universale.
Lo scenario politico
L’8 febbraio i cittadini hanno espresso il loro voto, in uno scenario politico molto particolare. L’ex primo ministro Imran Khan, in precedenza campione di cricket e fondatore del partito populista Pakistan Tehreek-e Insaf (PTI, Movimento Pakistano per la Giustizia), si trova in prigione per corruzione e al suo partito è stato impedito di partecipare alle elezioni come coalizione. Di conseguenza i suoi esponenti sono stati costretti a candidarsi come indipendenti.
Questo ha favorito la Lega musulmana pakistana-Nawaz (PML-N), guidata dal suo fondatore – nonché già tre volte premier – Nawaz Sharif, il quale è in esilio a Londra. In sua assenza la leadership è passata nelle mani del fratello, Shehbaz Sharif, anch’egli già primo ministro tra l’aprile del 2022 (in cui ha sostituito proprio Khan) e l’agosto 2023.
Ha partecipato alla corsa elettorale anche il trentacinquenne Bilawal Bhutto-Zardari con il Partito popolare pakistano (PPP), che fa parte di una famiglia di grande prestigio. Bilawal è il figlio di Benazir Bhutto, la prima donna leader musulmana al mondo, che fu eletta due volte prima ministra e assassinata nel 2007.
Pakistan: il potere dell’esercito
C’è infine un ultimo soggetto da considerare per il potere che detiene all’interno del Paese, ovvero l’esercito. Viene infatti considerata l’istituzione più potente del Pakistan, avendo governato per circa la metà dei suoi 76 anni di storia. Molti sostengono che il corpo militare controlli la politica estera e di difesa anche durante i periodi di governo civile, oltre ad essere il guardiano delle scorte di armi nucleari del Paese. Le formazioni politiche raggiungono l’apice e cadono con il sostegno dei generali, anche se le forze militari negano di interferire nelle elezioni. L’esercito è poi il maggiore proprietario terriero del Paese e il suo capo di stato maggiore fa parte dello Special Investment Facilitation Council, il principale organo decisionale economico del Pakistan. Infine, i consigli di amministrazione di enti di beneficenza, associazioni sportive, imprese statali e parastatali sono gestiti da ufficiali in pensione.
I risultati
I risultati delle elezioni hanno visto i candidati indipendenti del PTI conquistare la pluralità dei seggi (149 su 336), ma non abbastanza per formare un governo. Agli 82 seggi del PML-N e 54 del PPP si sono invece affiancati vari partiti minori.
Alla fine la camera bassa del parlamento ha eletto come primo ministro Shehbaz Sharif, Lega musulmana del Pakistan (PML-N), di centrodestra, che dopo le elezioni aveva trovato un accordo di governo con il Partito Popolare Pakistano (PPP), di centrosinistra, suo storico rivale. Come abbiamo visto, Sharif, ha davanti molte questioni da risolvere: dall’aumento degli attacchi dei gruppi estremisti, alle relazioni con il confinante Afghanistan dei Talebani, al miglioramento delle infrastrutture e dell’economia nazionale fortemente dipendente dai prestiti esteri.
Fonti
www.osservatoriodiritti.it/2023/10/04/pakistan-situazione/
www.med-or.org/news/pakistan-nominato-il-nuovo-governo
www.tg24.sky.it/mondo/2024/02/07/elezioni-pakistan-2024-candidati
www.ilpost.it/2024/02/10/pakistan-elezioni-proteste-risultati/
www.mondoeconomico.eu/planisfero/pakistan-un-paese-difficile
www.ilpost.it/2024/08/26/pakistan-belucistan-attacco-strada/
www.dol.gov/agencies/ilab/resources/reports/child-labor/pakistan
www.ilo.org/publications/mapping-barriers-and-opportunities-reduce-informality-enterprises-pakistan