PROTESTE IN BRASILE, I SINDACATI DALLA PARTE DEI MANIFESTANTI

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

PROTESTE IN BRASILE, I SINDACATI DALLA PARTE DEI MANIFESTANTI

Dal 13 giugno il Brasile è attraversato da manifestazioni di piazza per richiedere maggiori investimenti nel sistema di trasporto, salute, educazione e sicurezza pubblica, contro la corruzione e contro le ingenti spese previste per l’organizzazione dei Mondiali 2014 e delle Olimpiadi 2016. Anche i sindacati brasiliani sostengono le proteste. 

Le prime proteste hanno avuto luogo a San Paolo il 13 giugno a seguito della decisione di innalzare del 7% i prezzi dei trasporti pubblici. Poi, però, si sono estese alle altre maggiori città brasiliane, a seguito della decisione del governo di rivedere al rialzo le spese previste per i prossimi Mondiali del 2014 e della violenta repressione delle prime manifestazioni da parte della polizia. I manifestanti sono passati in pochissimi giorni da poche migliaia a quasi un milione, numeri che non si vedevano in Brasile dal 1992.
Sfruttando la cassa di risonanza della Confederations Cup (torneo a cui partecipano le squadre campioni dei 6 continenti più Brasile e Italia), le manifestazioni hanno avuto una eco enorme a livello internazionale, anche perché hanno toccato direttamente la manifestazione. Una delle cause principali delle manifestazioni è infatti la spesa enorme prevista per la realizzazione degli stadi e delle strutture che dovranno ospitare la Coppa del Mondo del 2014. La cifra toccata infatti è di circa 2,5 miliardi di euro, circa il triplo di quanto speso dal Sudafrica per ospitare i Mondiali del 2010. Nonostante le rassicurazioni della presidente Dilma Rousseff, che ha assicurato che la maggior parte dei fondi non proviene dallo Stato, ma da investitori privati, la maggior parte dei brasiliani crede che quei fondi siano stati dirottati da altri settori più bisognosi di investimenti, come i trasporti pubblici, l’istruzione o la sanità pubblica.
Le manifestazioni di piazza di questi giorni, che sono nate e continuano praticamente in forma spontanea, senza nessuna forma di “regia”, vedono la presenza in gran parte di persone appartenenti alla cosiddetta classe media. Negli ultimi anni, infatti, grazie alle politiche di Lula prima e della Roussef poi, decine di milioni di brasiliani sono passati dalla povertà alla cosiddetta classe media, ed ora chiedono servizi adeguati al loro nuovo status sociale.
Le principali centrali sindacali brasiliane (CUT, Força Sindical, UGT, CTB e Nova Central), si sono schierate dalla parte dei manifestanti, chiedendo al governo maggiori investimenti nei settori delle infrastrutture, dei servizi e dell’istruzione. Le manifestazioni di protesta continuano quotidianamente, con il rischio, ogni volta, come purtroppo già successo, che degenerino in scontri con la polizia o in atti di vandalismo, i cui responsabili sono spesso infiltrati che approfittano delle proteste pacifiche.
La presidente Roussef ha già annunciato nuovi investimenti nell’istruzione, nella sanità pubblica e per le infrastrutture, ma la maggior parte dei brasiliani, anche in vista della prossime Olimpiadi del 2016, che si terranno sempre in Brasile, teme che lo spreco di denaro pubblico e la corruzione restino sempre ad un livello molto alto, fermando tra l’altro al corsa dell’economia brasiliana, diventata nel 2012 la sesta economia del mondo.

 

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