Muovi l’Italia, cambia il mondo
Nei giorni 1 e 2 ottobre, Milano è diventata la cornice per la messa in discussione dei futuri scenari di cooperazione internazionale. Il ministro Riccardi, emblema della svolta politica italiana che ha istituito un Ministero per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, ha organizzato due giornate di incontri tra società civile, Ong, parti sociali e istituzioni politiche di tutto il mondo per rimettere la cooperazione al centro del dibattito politico.
La mancanza di contatto con la società civile, l’auto-referenzialità in cui la cooperazione si era rinchiusa e il taglio dell’80% delle risorse dal 2007 ad oggi hanno creato nello scorso decennio un’assenza di prospettiva e di identità nell’agire per la trasformazione del mondo.
Durante la mattinata del 1° ottobre si sono susseguiti interventi dei massimi esponenti della scena internazionale. Da Mario Monti, al sindaco Pisapia, al presidente del Burkina Faso Compaorè, al Ministro degli Esteri e a quello della cooperazione è emerso un nuovo e rinnovato interesse verso la cooperazione, non più come un lusso da finanziare a scapito di altri settori, ma come possibilità di uscita dalla crisi mondiale.
A partire dall’intervento di Napolitano, si è messo l’accento sul ruolo strategico che la cooperazione ha sullo sviluppo sociale ed economico dell’Italia, sia nella sua componente interna sia come impegno internazionale a lungo termine. Anche il premier Monti assicura che la cooperazione è un asse strategico sul quale puntare per garantire sicurezza, crescita e promozione dei diritti in tutto il mondo. Al coro si è unito anche il ministro Riccardi, dichiarando che un Paese che non coopera è un Paese che declina. Soprattutto adesso che la crisi esistente mostra un mercato bisognoso di internazionalizzazione la cooperazione svolge un ruolo primario.
“Bisogna abbandonare la visione rassegnata, a favore di una visione rasserenata -sono le parole del Presidente del Consiglio-, bisogna cogliere l’occasione per compiere una svolta politica e rendere l’Italia in grado di comprendere il valore della cooperazione e di riaccendere nel cuore degli italiani il valore e la passione civile!”
In un Paese che si sta lasciando andare allo sconforto, una voce univoca grida al risveglio generale delle coscienze e della conoscenza verso l’altro.
Riccardi ha sottolineato che “il declino non è un destino già scritto, ma una malattia che corrode e frammenta le reti di solidarietà”. Quale scenario ideale allora se non quello milanese, sede dell’Expo 2015 e possibile base futura di un’Agenzia Nazionale dedicata alla cooperazione (secondo l’auspicio del sindaco Pisapia)?
Milano diventa il punto focale di un’innovativa narrazione pubblica sulla cooperazione, dove una burocrazia più snella e risorse dedicate possono offrire un nuovo panorama a tutti gli operatori.
Questa cooperazione non ragiona più nell’ottica unilaterale dell’aiuto, ma si concentra sul partenariato come punto di forza per nuove strategie di azione. Non devono esistere più Paesi beneficiari e Paesi donatori, ma devono crearsi solide reti internazionali che offrano opportunità di crescita per tutti gli attori coinvolti. Di queste reti fa parte anche il settore privato profit che viene chiamato a giocare un ruolo crescente sia come erogatore di risorse (a supporto di quelle pubbliche)
che come esportatore di eccellenze imprenditoriali. Fare sistema diventa quindi un’esortazione a fare della cooperazione una strategia coordinata e consapevole di intervento nei Paesi del sud del mondo.
Secondo il portavoce delle Ong italiane, Paolo Dieci, sono tre i passi da fare per un vero e proprio cambiamento della cooperazione: mettere mano all’architettura istituzionale della cooperazione allo sviluppo (riformando la legislazione), aumentare le risorse finanziare (è troppo poco essere sotto lo 0,2% del PIL) e fare un passo avanti sul tema dell’efficacia degli aiuti.
Perché queste non rimangano solo parole, il forum si è posto come punto di arrivo e punto di partenza per aprire un nuovo dibattito che delinei una visione strategica unitaria italiana verso il mondo.
In quest’ottica rinnovata verso i Paesi in via di Sviluppo, il sindacato non resta in una posizione marginale, ma decide di rinnovare le sue posizioni a sostegno del lavoro dignitoso nel mondo e decide di confrontarsi sulle tematiche dello sviluppo offrendo risposte ad un’Italia in cambiamento.
Lo stesso Bonanni nell’intervento di stamattina ha dichiarato come il sindacato abbia un ruolo chiave nella costruzione di rapporti, nell’aumento dell’affidabilità della realtà e della promozione umana. A suo parere c’è bisogno di puntare di più sull’apporto che il sindacato fornisce alle organizzazioni di cooperazione, così come fanno i sindacati tedeschi e statunitensi. Il Segretario Generale della Cisl ha affermato poi che mancano azioni sinergiche importanti, soprattutto legate alle migrazioni, per le quali è necessario un intervento che favorisca la collaborazione tra i i sindacati qui e nei Paesi del Sud del Mondo. Ecco perchè Cisl, Cgil e Uil hanno redatto un documento che descrive il nuovo paradigma della cooperazione internazionale che vede il sindacato svolgere interventi di promozione della democrazia, del rispetto dei diritti umani, del lavoro dignitoso e del rispetto dell’ambiente nel mondo, individuando nel Mediterraneo un’area prioritaria di intervento.