PUBBLICATO IL NUOVO RAPPORTO SULL’INDICE DI SVILUPPO UMANO, CRESCE IL SUD DEL MONDO

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

PUBBLICATO IL NUOVO RAPPORTO SULL’INDICE DI SVILUPPO UMANO, CRESCE IL SUD DEL MONDO

È stato pubblicato il rapporto 2013 dell’UNDP (United Nations Development Programme) sull’Indice di sviluppo umano (Isu). Alcune considerazioni balzano decisamente all’occhio.

L’Isu è a una misura sintetica per valutare il progresso a lungo termine in tre dimensioni fondamentali dello sviluppo umano:

1) Una vita lunga e sana. Come nel Rapporto 2011, un’esistenza lunga e sana viene misurata dall’aspettativa di vita.
2) Accesso alla conoscenza. Anni di frequenza scolastica previsti per bambini in età scolare ovvero il numero totale di anni di scuola che un bambino nell’età prevista per iniziare gli studi può aspettarsi di ricevere se i modelli prevalenti per l’età di iscrizione rimangono gli stessi per tutta la vita del bambino.
3) Uno standard di vita dignitoso. Lo standard di vita è misurato dal reddito nazionale lordo (Rnl) pro capite espresso in dollari al tasso costante del 2005 convertiti utilizzando la parità nel potere d’acquisto.

Tenendo presenti questi tre aspetti appare evidente la fortissima crescita di alcuni Paesi in via di sviluppo del sud del mondo e non solo. Cina, India, Brasile, Turchia, Messico, Tailandia, Sud Africa, Indonesia e molti altri Paesi stanno diventando sempre più protagonisti della scena mondiale. Brasile, Turchia e Messico sono ormai tra i Paesi considerati ad alto tasso di sviluppo umano; Cina e Tailandia potrebbero entrare in questa fascia già dal prossimo anno, mentre India, Indonesia e Sud Africa devono ancora fare diversi passi prima di uscire dai Paesi considerati con un livello ISU medio ed entrare nella fascia dei Paesi ad alto livello. È importante sottolineare però che quasi tutti questi Paesi hanno visto una crescita media del loro valore ISU negli ultimi anni intorno o superiore all’1%, mentre tutti i Paesi a più alto valore ISU hanno visto una crescita inferiore allo 0,5% (l’unica eccezione è il Sud Africa, che negli ultimi anni ha visto un po’ fermarsi la propria crescita).
Guardando i dati relativi all’Italia, vediamo che il nostro Paese si classifica al 25° posto su 187 con un ISU pari a 0.881, nella fascia dei Paesi con un ISU molto alto e mantiene la posizione dello scorso anno. Tra il 1980 e il 2012, il valore dell’Isu italiano è aumentato da 0,723 a 0,881, con un incremento complessivo del 22% ovvero un aumento medio annuo pari allo 0,6% circa.

Da segnalare che nel rapporto si analizzano anche altri dati molto interessanti, come per esempio l’Indice di disuguaglianza di genere.
L’Indice di disuguaglianza di genere (Idg) riflette le disuguaglianze fondate sul genere in tre dimensioni – salute riproduttiva, empowerment e attività economica. La salute riproduttiva viene misurata dai tassi di mortalità materna e di fertilità degli adolescenti; l’empowerment è misurato dalla percentuale di seggi parlamentari detenuti da ciascun genere e dal conseguimento di un’istruzione secondaria o superiore da parte di ciascun genere; l’attività economica viene misurata dal tasso di partecipazione al mercato del lavoro per ciascun genere.
L’Idg mostra il calo a livello globale nello sviluppo umano causato dalla disuguaglianza nei risultati di donne e uomini nelle tre dimensioni.
L’Italia ha un valore Idg di 0,094, che la pone all’11° posto sulle 148 nazioni dell’Indice 2012. In Italia, solo il 20,7% dei seggi parlamentari è occupato da donne; il 68% delle donne adulte ha raggiunto un livello di istruzione a secondario o superiore a fronte del 78,1% delle loro controparti maschili. Per ogni 100.000 nati vivi muoiono 4 donne per cause legate alla gravidanza; il tasso di fertilità degli adolescenti è di 4 nascite per 1.000 nati vivi. La partecipazione femminile al mercato del lavoro è del 37,9% a fronte del 59,6% degli uomini.

Per tutti gli altri dati e gli approfondimenti, guarda il rapporto 2013.

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