RIMESSE DEI MIGRANTI, LA 22a ECONOMIA DEL MONDO

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

RIMESSE DEI MIGRANTI, LA 22a ECONOMIA DEL MONDO

Secondo le statistiche della Banca Mondiale, le rimesse dei migranti nel 2012 sono ammontate a circa 530 miliardi di dollari, circa 400 miliardi di euro che, trasformato nel prodotto interno lordo di una nazione, ne farebbe la 22a maggiore economia mondiale. 

Il valore delle rimesse dei lavoratori stranieri verso i propri Paesi di origine è praticamente triplicato nell’ultimo decennio, e oggi è addirittura tre volte più grande degli aiuti economici dati dal mondo sviluppato ai paesi in via di sviluppo. Le cifre della Banca Mondiale confermano quello che molti economisti affermano da diverso tempo: l’immigrazione è una formidabile fonte di vitalità sia per i paesi che la attirano, sia per quelli di origine. India e Cina, con più di 60 miliardi di dollari di rimesse annuali a testa, sono in testa a questa speciale classifica, non sorprendentemente tenuto conto dell’immenso numero di immigrati che proviene da quei Paesi. Li seguono Messico, Filippine e Nigeria. L’Egitto, al settimo posto, ha raddoppiato in cinque anni il livello delle rimesse, da 9 a 18 miliardi di dollari. Ma l’impatto dei soldi mandati a casa dagli immigrati è ancora più forte in paesi più piccoli. In Tagikistan, nell’Asia Centrale, le rimesse rappresentano il 47 per cento del Pil; nello stato africano della Liberia il 31 per cento; in Khirghizistan, altra ex-repubblica sovietica, il 29. Questi Paesi, in cui l’economia locale offre pochissime opportunità di sviluppo e in cui l’immigrazione è un fenomeno molto diffuso, vedono una fetta molto rilevante della propria economia dipendente dalle rimesse dei migranti.
Questo vero e proprio boom è dovuto principalmente a due fattori, estremamente connessi tra di loro: la globalizzazione e l’aumento del numero dei migranti, che sono, secondo le stime ufficiali che registrano solo l’immigrazione legale, ormai 214 milioni in tutto il mondo, di fatto la quinta nazione più popolosa del mondo. A fronte di questo aumento nel volume delle rimesse, c’è un altro fenomeno ad esso correlato che però sta diventando sempre più preoccupante e cioè le percentuali che banche e agenzie fanno pagare agli immigrati per spedire i loro risparmi. In alcuni casi esse arrivano al 10 e talvolta anche al 20 per cento del valore delle rimesse inviate. Uno sfruttamento ingiusto, che il prossimo summit del G8 vorrebbe vietare, con iniziative per imporre una percentuale massima del 5 per cento a questo genere di transazioni. Questo tra l’altro a lungo andare potrebbe andare anche a vantaggio dei paesi ricchi della terra, che grazie alle rimesse degli immigrati, un giorno potrebbero non vedere più necessari i loro aiuti ai Paesi in via di sviluppo, anche se questo è un processo che potrebbe aver bisogno di molti anni.
Di fronte a questi dati è interessante notare come invece in Italia, nel 2012, sì è assistito ad un calo dell’8% del valore delle rimesse, passando da 7,4 miliardi del 2011 ai 6,8 miliardi di euro del 2011 (secondo dati della Banca d’Italia). L’Italia è il primo paese dell’Unione Europea in termini di volume delle rimesse inviate dagli immigrati fuori dai confini comunitari mentre, calcolando anche i flussi interni al Vecchio Continente, con una quota del 19 per cento, è il secondo mercato dopo la Francia. A beneficiare dei flussi di denaro inviati dai circa sei milioni di immigrati presenti in Italia, sono soprattutto l’Europa dell’Est, l’Africa, l’America Latina e il Sud-Est Asiatico. Con un miliardo e 280 milioni Roma ha il record di trasferimenti verso la Cina, seguita da Filippine e Romania. Stesso scenario a Milano, dove si registra anche una maggiore incidenza verso Perù e Ecuador. A Napoli invece va il primato per le rimesse in Ucraina. Milioni di famiglie nel mondo dipendono dal lavoro degli stranieri in Italia. Famiglie che nel corso del 2013 torneranno a veder crescere il volume delle rimesse. Secondo le stime della Banca Mondiale, la flessione delle rimesse italiane dell’ultimo anno è passeggera. Nel 2013 si attende una ripresa del flusso dei trasferimenti dall’Italia come dal resto d’Europa.

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