Casa Santa Teresita: un anno di cura, presenza e relazioni che restano

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

Casa Santa Teresita: un anno di cura, presenza e relazioni che restano

santa teresita

A Pomallucay, nel dipartimento andino di Ancash in Perù, si conclude un percorso fatto di presenza costante, cura quotidiana e relazioni costruite nel tempo. Il progetto, finanziato dall’Otto per Mille della Chiesa Valdese, ha avuto come obiettivo quello di migliorare l’accesso ai servizi sociosanitari per anziani, bambini, persone con disabilità e famiglie in condizioni di povertà, in un territorio isolato e privo di presidi adeguati.

Il cuore delle attività è stato la casa famiglia Santa Teresita, una struttura che accoglie oggi circa trenta anziani non autosufficienti, molti dei quali in stato di abbandono e affetti da malattie degenerative, demenze o gravi disabilità. Qui la cura passa da gesti semplici e necessari: l’assistenza quotidiana, la somministrazione dei farmaci, l’attenzione all’alimentazione, la presenza continua di chi accompagna le persone anche nei momenti più fragili. Accanto a Erika Tellaroli, volontaria responsabile della struttura, operano dieci infermiere e assistenti peruviane, che ogni giorno si prendono cura degli ospiti con competenza e dedizione.

Nel corso del progetto sono stati realizzati interventi di manutenzione ordinaria, forniti ausili e attrezzature sanitarie, garantita la disponibilità di farmaci e materiale medico, e assicurati due pasti caldi al giorno. In un contesto dove l’ospedale pubblico più vicino dista diverse ore di viaggio, queste azioni rappresentano una risposta concreta a bisogni spesso invisibili.

Un’attenzione particolare è stata dedicata anche ai bambini. La casa famiglia ospita tre minori: due bambini con sindrome di Down, di 15 e 6 anni, e una bambina di un anno e mezzo. Le loro famiglie, per motivi legati alla povertà, alla salute o a situazioni sociali complesse, non sono in grado di occuparsi di loro.

Come racconta nel video Chiara Reale, TNPEE di 29 anni che vive in Perù e opera come volontaria nella struttura, il lavoro con i bambini prende forma attraverso terapie, attività educative e momenti di gioco, pensati per sostenere lo sviluppo, la relazione e il benessere. Le attività non si fermano ai confini della casa famiglia, ma sono aperte anche ad altri bambini della zona, che altrimenti non avrebbero accesso a questo tipo di percorsi. Uno spazio semplice, ma prezioso, dove la cura diventa occasione di crescita e incontro.

Accanto al lavoro svolto in Perù, il progetto ha previsto anche un’attività di sensibilizzazione in Italia, realizzata direttamente da ISCOS Lombardia all’interno dei propri interventi sul territorio. Raccontare ciò che accade a Pomallucay, dare voce alle storie delle persone coinvolte, ha significato creare un legame tra contesti lontani e rafforzare una consapevolezza condivisa sul valore della cooperazione internazionale.

A conclusione del progetto, restano risultati tangibili – 28 ospiti della casa famiglia, 40 malati cronici assistiti a domicilio, 50 bambini coinvolti nelle attività – ma soprattutto resta una rete di relazioni che continua a prendersi cura. In un territorio segnato da povertà e isolamento, il sostegno dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese ha reso possibile un lavoro fatto di continuità e attenzione, dove la cooperazione si misura nella capacità di restare, giorno dopo giorno.

Il video che accompagna questo articolo restituisce immagini e voci di questa quotidianità: una cura silenziosa, concreta, che non fa rumore ma lascia il segno.