La repressione delle proteste in Perù.

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

La repressione delle proteste in Perù.

Condanna all’uso della violenza e violazione dei diritti.

Il Perù vive una situazione di instabilità politica ed istituzionale che negli ultimi sei anni ha visto il susseguirsi di sette Presidenti confrontarsi con il sistema politico peruviano. Durante gli ultimi mesi, questa crisi si è accentuata a causa del tentativo di colpo di stato fallito dell’ex Presidente Pedro Castillo. Il 7 dicembre, Castillo ha provato a sciogliere il Parlamento, prima del voto per impeachment che lo vedeva indagato per corruzione, tentativo che si è concluso con il suo arresto.

Alla guida del paese è subentrata Dina Boluarte, prima donna a ricoprire la carica istituzionale di Presidente, che si è trovata il drammatico scenario di un paese in rivolta. La popolazione locale, in particolare i gruppi rurali che vivono nei contesti più marginalizzati che Castillo cercava di rappresentare, è scesa nelle piazze per manifestare il suo dissenso.

Apurimac, Arequipa, Cusco, Puno sono le aree del Perù maggiormente coinvolte dalle violente proteste che hanno visto i manifestanti bloccare le principali strade del paese e costringendo la chiusura di alcuni aeroporti. Le proteste popolari hanno portato il governo di Boluarte a dichiarare lo stato di emergenza nazionale, schierando l’esercito nelle strade. Nel tentativo di riprendere il controllo della situazione, le forze armate hanno attuato una violenta repressione delle proteste: sono più di 60 le persone che hanno perso la vita, con migliaia di feriti e centinaia di arresti. Inoltre, irruzioni illegali delle forze di polizia hanno interessato le sedi di sindacati, organizzazioni contadine e altri gruppi della società civile, oltre che diverse università sul territorio nazionale.

In data 02/02/2023 la Confederazione internazionale dei Sindacati (ITUC), che rappresenta 200 milioni di lavoratori in 168 paesi e territori ed ha 388 organizzazioni nazionali affiliate, ha diffuso un comunicato di denuncia in cui emerge il coinvolgimento delle istituzioni (e conglomerati dei media) a protezione di interessi economici imprenditoriali, sostenere la violenza contro il popolo peruviano e opporsi al diritto di protesta pacifica.

“Il Governo illegittimo della presidente Dina Boluarte è sostenuto dalla repressione militare e dalle forze di estrema destra che dominano il Parlamento Nazionale, in grande maggioranza accusato di corruzione e mancanza di sostegno popolare.” Comunicato ITUC

Tutte le proteste e manifestazioni avvenute nel Paese, tra cui la Marcia su Lima del 19 gennaio, soprannominata Marcia de Los 4 Suyos (i quattro punti cardinali secondo la tradizione Inca) che ha radunato migliaia di manifestanti, sono accomunate dalle richieste di:

  • dimissioni della attuale Presidente Boluarte e istituzione di un Governo di transizione;
  • scioglimento del Parlamento e convocazione di elezioni anticipate nel 2023;
  • istituzione di un’Assemblea Costituente per l’elaborazione di una nuova Costituzione.

Il dissenso manifestato dalla popolazione attraverso le continue proteste non riguarda solo gli eventi degli ultimi mesi, da considerarsi più come la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, ma si estende all’incapacità della politica e dei suoi attori di mantenere le promesse di sviluppo e riduzione delle disuguaglianze fatte con l’avvento della democrazia a seguito della dittatura Fujimori.

Owen Tudor, segretario generale aggiunto dell’ITUC, ha dichiarato:

“Chiediamo la fine della violenza da parte delle forze di sicurezza e dei militari contro il popolo peruviano e l’avvio di negoziati con i movimenti sociali e le forze politiche progressiste al fine di avviare una transizione pacifica verso una società democratica che rifletta gli interessi dell’intera popolazione del Perù”.

Il Perù è un Paese in cui Iscos Lombardia ha una storica e consolidata presenza con progetti di cooperazione internazionale – Perù, Latte fonte di vita e Bienvenidos amigos, como estan? – ed in questo contesto di violazione della democrazia e evidente violazione dei diritti umani, esprimiamo la nostra contrarietà all’uso della forza, della violenza e della repressione come strumento per sedare le proteste. Infine, mostriamo la nostra vicinanza e solidarietà alla popolazione peruviana, auspicando per il paese un futuro in cui i diritti delle persone non siano più calpestati, ma rispettati.