CALANO ANCORA GLI AIUTI GLOBALI ALLO SVILUPPO

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

CALANO ANCORA GLI AIUTI GLOBALI ALLO SVILUPPO

Secondo i dati raccolti dall’OCSE, nel 2012 si è avuto un calo dell’Aiuto pubblico allo Sviluppo (APS) del 4% circa su scala globale. Il decremento diventa ancor più accentuato (7,4%) per quanto riguarda i paesi europei. E l’Italia fa ancora peggio.

L’OCSE ha pubblicato il rapporto sui fondi 2012 impegnati dai paesi industrializzati per l’Aiuto pubblico allo Sviluppo (APS), dati che purtroppo fanno registrare un ulteriore calo a livello globale. L’Italia si distingue decisamente, purtroppo, in negativo. Nel 2012 infatti si è registrato un calo del 36% delle risorse, arrivando ad una quota di aiuti 0,13% rispetto al PIL. Questi dati posizionano l’Italia negli ultimi posti tra i Paesi europei: come dato percentuale, siamo appaiati alla Grecia, che pure sta vivendo una crisi ancora più drammatica della nostra; come calo rispetto all’anno precedente, l’Italia si posiziona al secondo posto in Europa, alle spalle solo della Spagna che, rispetto al 2011, quasi dimezza i fondi, passando dallo 0,43% dell’Aiuto Pubblico rispetto al PIL allo 0,24% del 2012. In termini concreti, per l’Italia si tratta di un calo di circa 1,5 miliardi di dollari.

Questi dati fanno sì che per l’Italia sia quasi impossibile centrare entro il 2015 lo storico obbiettivo dello 0,70%, che la comunità internazionale si era data con gli Obiettivi del Millennio nel 2000, per dimezzare la povertà entro il 2015. Obiettivo che sembra ancora in grado di centrare, per esempio, la Gran Bretagna, che mantiene, nonostante la crisi, il suo 0,56%, segnale che Francesco Petrelli, Portavoce di CONCORD Italia (Confederazione europea che rappresenta circa 1600 ONG e associazioni della società civile che si occupano di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario) legge come una questione di volontà politica e di visione lungimirante.

Nonostante questi dati così negativi, c’è almeno un piccolo segnale di cambiamento nella posizione dell’Italia nei confronti della questione degli aiuti allo sviluppo. Le risorse messe a disposizione per il 2013 nella finanziaria del governo Monti, anche per la presenza nel governo di un Ministro per la cooperazione internazionale, Andrea Riccardi, registrano infatti una lieve inversione di tendenza, che dovrebbe fare risalire la quota di aiuti pubblici allo Sviluppo italiana allo 0,16% del PIL. Questo dato, seppur significativo, rischia di essere più che altro simbolico, visto che rimane poco e contribuisce in negativo al fatto, sempre più probabile, che l’Europa e con essa il mondo non raggiungerà nel 2015 il solenne obiettivo dello 0,7%. Non solo, anche la meta della media OCSE dei paesi industrializzati dello 0,29%, sembra difficilmente raggiungibile.

È per questo che sempre Francesco Petrelli ha lanciato almeno due proposte per il nuovo Parlamento:
Assumere il Piano di riallineamento rispetto agli impegni internazionali per la cooperazione al 2017, che ridia un minimo di credibilità e ruolo all’Italia.
Far sì che almeno una quota percentuale dei proventi della prima forma di Tassa sulle Transazioni Finanziarie internazionali di cui l’Italia si è appena dotata, vengano utilizzate per finanziare progetti di lotta alla povertà e la cambiamento climatico, così come chiedono molte organizzazioni della società civile.
Per usare le sue stesse parole, “tutto ciò è possibile se siamo convinti che investire di più nello sviluppo globale si può e si deve non solo sulla base di principi e valori, ma perché questa è la cosa giusta da fare per combattere la crisi e uscirne assieme”.

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