TUNISIA, COMPROMESSO POLITICO GRAZIE AL SINDACATO

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

TUNISIA, COMPROMESSO POLITICO GRAZIE AL SINDACATO

Road map per uscire dalla crisi grazie alla mediazione del sindacato UGTT.
Ennahda, il partito islamico al governo in Tunisia, ed Ettakatol, il partito del lavoro tunisino, principale partito laico di opposizione, hanno redatto una road map per fare uscire la Tunisia dalla crisi.

La promessa del partito islamico tunisino Ennahda di lasciare il posto ad un governo formato da indipendenti ha suscitato un misto di soddisfazione e diffidenza in Tunisia. Il capo del partito, Rachid Ghannouchi, ha firmato un piano per uscire dalla crisi politica che paralizza il Paese da mesi. In base al piano, l’attuale coalizione governativa sarà sostituita, entro la fine del mese, da un esecutivo formato da indipendenti.

Nella culla della primavera araba la tensione aveva raggiunto livelli di guardia dopo l’omicidio di due oppositori laici, Chokri Belaid a febbraio e Mohamed Brahimi in piena estate. L’opposizione ha accusato Ennahda, il partito islamico al potere, di essere indirettamente responsabile dei crimini per aver tollerato i gruppi di jihadisti che li avrebbero commessi. Le forze d’opposizione hanno chiesto le dimissioni della coalizione di governo formata da Ennahda insieme a due piccoli partiti laici dopo la vittoria alle elezioni dell’ottobre 2011.
Naturalmente gli islamisti si sono rifiutati di rinunciare a un potere ottenuto legittimamente. Tra manifestazioni e contro-manifestazioni, il braccio di ferro politico lasciava presagire una degenerazione violenta, ma alla fine i due schieramenti hanno accettato il compromesso proposto dall’UGTT (Union Générale Tunisienne du Travail, primo sindacato del Paese e principale forza sociopolitica del paese) insieme all’Ordine degli avvocati, alla Lega per i diritti umani e agli imprenditori.

Nei prossimi giorni dovrebbe aprirsi il negoziato per la formazione di un governo tecnico. Le contrattazioni non dovrebbero durare più di tre settimane, e intanto bisognerà scrivere una nuova costituzione e creare una commissione elettorale. A conclusione di questa tavola rotonda (o addirittura all’inizio) l’attuale governo dovrebbe rimettere il suo mandato.
La soluzione del compromesso promossa dall’Ugtt favorisce sia gli islamisti che i loro avversari. Continuando a rifiutare nuove elezioni, infatti, gli islamisti si sarebbero allontanati ulteriormente dalla loro base elettorale, profondamente delusa dalla loro gestione del paese. Inoltre, con un governo tecnico in carica, Ennahda potrebbe dimostrare che nemmeno i professionisti più competenti sono in grado di migliorare la situazione. Mentre gli islamisti cercheranno di recuperare voti all’opposizione, i laici potranno approfittare del successo insito nel compromesso e presentarsi alle prossime elezioni più forti e uniti rispetto a due anni fa.

I due campi hanno scelto la strada della democrazia e del dialogo: gli islamisti perché troppo deboli per imporre una dittatura e perché spaventati di perdere altri voti restando aggrappati al potere, i laici perché non vogliono appoggiarsi alla polizia (di cui non si fidano), e perché non possono contare sul sostegno di un esercito che diversamente da quello egiziano continua a rimanere neutrale.
Comunque sia, se il negoziato andrà in porto, la Tunisia potrebbe portare a termine con successo un’importante transizione democratica e creare un nuovo precedente nel mondo arabo.

Per maggiori informazioni: internazionale.it

 

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