BANGLADESH: A DUE MESI DALLA TRAGEDIA DEL RANA PLAZA

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

BANGLADESH: A DUE MESI DALLA TRAGEDIA DEL RANA PLAZA

In occasione del 25° di Iscos Lombardia, lo scorso 5 luglio si è tenuto l’incontro “OVUNQUE LAVORO, COMUNQUE DIGNITOSO. Qual è il prezzo giusto per i nostri abiti?”, in cui si è affrontato anche il tema della tutela dei diritti dei lavoratori in Bangladesh. Dopo la tragedia del Rana Plaza, qualcosa si sta muovendo anche in Bangladesh.

Dopo la tragedia dello scorso 24 aprile, in cui sono morte 1.127 persone e 1.650 sono rimaste ferite, schiacciate dal crollo del Rana Plaza, edificio in cui erano presenti, assieme a banche e negozi, diverse fabbriche tessili che lavoravano per diversi marchi di grandi aziende occidentali, la questione della sicurezza sul lavoro è diventata una priorità anche in Bangladesh. Sulla spinta del coinvolgimento di diverse grandi imprese multinazionali del settore tessile, si è arrivati alla stipula di un accordo per certi versi storico, in quanto è il primo accordo di questo tipo in Bangladesh.
L’accordo è stato promosso dai sindacati internazionali IndustriALL e UNI Global Union, dai sindacati bengalesi affiliati a IndustriALL Bangladesh, compresi la National Garments Workers Federation (NGWF), il Bangladesh Independent Garment Workers Union Federation (BIGUF), la Bangladesh Independent Garments Workers Federation (BIGWF) e la Bangladesh Revolutionary Garment Workers Federation (BRGWF).
Le ONG promotrici sono state Clean Clothes Campaign, Maquila Solidarity Network, International Labor Rights Forum, Workers Rights Consortium, mentre l’ILO e l’ONU hanno aderito come realtà indipendenti e fanno parte del comitato di pilotaggio.
Ad oggi, sono circa 65 le aziende internazionali che hanno deciso di sottoscrivere l’accordo: Abercrombie & Fitch, Aldi, Auchan, Belotex, Benetton, Bestseller, Bonmarche, C&A, Camaieu, Carrefour, Charles Voegele, Chicca, Comtex, Coop Danmark, Cotton On, Dansk, Daytex, Debenhams, Distra, DK Company, El Corte Ingles, Ernstings’ Family, Esprit, Fat Face, Forever New, Gstar, H&M, Helly Hansen, Hema, Herding Heimtextil, Hess Natur – Textilien GmbH, Horizonte, Inditex, JBC, Jogilo, John Lewis, Juritex, Kik, Kmart (Australia), LC WAIKIKI, Leclerc, Lidl, Loblaw, Mango, Marks and Spencer, Metro, Mothercare, N Brown, New Look, Newtop, Next, Otto Group, Primark, PUMA, PVH, Rewe, S Oliver, Sainsbury, Schmidt Group, Scoop NYC / Zac Posen, Sean John Apparel, Shop Direct Group, Stockmann, Switcher, Target (Australia), Tchibo, Tesco, Texman, Topgrade International, V&D, Varner Group, WE Europe, Zeeman.

I punti chiave del piano di implementazione dell’Accord on Fire and Building Safety sono:
1) Ispezioni iniziali, per identificare pericoli gravi e la necessità di riparazioni urgenti (saranno portate a termine entro 9 mesi).
2) Una procedura intermedia per avere effetto nel caso in cui i processi d’ispezione esistenti o i rapporti dei lavoratori identifichino fabbriche che richiedono immediate misure d’intervento.
3) Avviamento delle procedure di assunzione per i posti di ispettore capo della sicurezza e del direttore esecutivo
4) Istituzione della struttura di governance tramite il Comitato di direzione con un numero uguale di rappresentanti delle aziende firmatarie e dei sindacati e un comitato consultivo con ampia rappresentanza in Bangladesh.

La speranza è che questo accordo porti davvero ad un miglioramento delle condizioni dei lavoratori bengalesi e costituisca un punto di partenza per i lavoratori di tutto il mondo.

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