CINA, PER LA PRIMA VOLTA SINDACATI DENTRO LA FOXCONN

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

CINA, PER LA PRIMA VOLTA SINDACATI DENTRO LA FOXCONN

Il colosso della produzione informatica Foxconn, la più grande azienda cinese con 1,2 milioni di dipendenti, ha annunciato che nei prossimi mesi si terranno al suo interno le prime elezioni per scegliere i rappresentanti sindacali dei lavoratori all’interno delle varie fabbriche del gruppo. È la prima volta che una grande azienda cinese annuncia una decisione di questo tipo.

La Foxconn è il più grande produttore mondiale di elettronica per conto terzi, lavora per marchi come Apple e Sony e ha 1,2 milioni di dipendenti solo nelle sue fabbriche in Cina. Per la prima volta ha annunciato che tra il 2013 e il 2014, quando scadranno i circa 18mila comitati aziendali del gruppo, si terranno le prime elezioni dirette dei rappresentanti sindacali all’interno dei propri impianti. Questa decisione rappresenta una vera e propria rivoluzione per il panorama industriale cinese. Fino ad oggi, infatti, in Cina i rappresentanti dei lavoratori sono scelti tra gli stessi proprietari aziendali, tra i manager, oppure tra i funzionari locali del partito comunista. Di fatto azionisti privati e Stato esercitano sia il ruolo di datori di lavoro, che quello di difensori dei diritti dei dipendenti. 

La Foxconn ha invece annunciato che il prossimo presidente e i 20 membri del comitato della federazione dei sindacati del lavoro Foxconn, saranno decise attraverso elezioni ogni cinque anni.
Le elezioni sindacali all’interno delle fabbriche cinesi sono una novità talmente grande che la Foxconn ha previsto già dai mesi di febbraio e marzo dei corsi all’interno degli stabilimenti per spiegare agli operai come e perché potranno eleggere liberamente, e a scrutinio segreto, i propri sindacalisti. A tenere questi corsi sarà la “Fair Labor Association”, un ente non profit statunitense che si batte per il rispetto dei diritti sul lavoro. La presenza di questo ente non è casuale. È infatti già da alcuni anni che la “Fair Labor Association” è presente negli impianti della Foxconn. Il suo arrivo in realtà fu quasi imposto da alcuni dei committenti stranieri a seguito di alcuni eventi drammatici che sono successi negli ultimi 5 anni all’interno dei vari impianti cinesi della Foxconn. Tra il 2009 e il 2010 lo stabilimento di Shenzhen fu sconvolto da un’ondata di suicidi, con una ventina di giovani operai che a causa di turni di lavoro massacranti e trattamenti umilianti, scelsero di uccidersi gettandosi dai tetti dei capannoni. Negli anni seguenti altre inchieste hanno portato alla scoperta di un diffuso sfruttamento del lavoro minorile, di stipendi da fame e di un generale clima da caserma, con migliaia di operai impossibilitati per mesi ad uscire dai reparti. Lo scorso autunno, l’ultima rivolta in fabbrica, con l’azienda costretta a chiudere per giorni. Per evitare ulteriori danni d’immagine, la Foxconn, anche su pressione dei suoi committenti stranieri, ha cercato di intraprendere una via diversa nei rapporti con i suoi dipendenti. Prima ha promesso un miglioramento dei salari dei propri lavoratori, poi adesso ha annunciato le prime elezioni libere e democratiche per scegliere le rappresentanze sindacali.
Se confermati, sono progressi che potrebbe in qualche modo “sconvolgere” il sistema industriale cinese, anche se bisogna vedere se gli annunci fatti saranno seguiti da fatti concreti e se l’esempio della Foxconn verrà seguito, e in che misura, dalle altre grandi aziende cinesi.

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