MAROCCO, L’ULTIMA MONARCHIA DEL NORD AFRICA

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

MAROCCO, L’ULTIMA MONARCHIA DEL NORD AFRICA

Il Marocco è l’unico paese del Nord Africa in cui la Primavera araba sembra non aver avuto luogo. Questo è dovuto anche al fatto che il re Mohammed VI ha promulgato una nuova costituzione più liberale della precedente che è stata ratificata con il 98,5%dei marocchini. Ma va davvero tutto così bene?

All’inizio del 2011, così come in tutti gli altri Stati del Nord Africa e del Medio Oriente, anche in Marocco ci sono state manifestazioni e proteste che sembravano inserirsi nel solco della “Primavera araba”. A differenza degli altri Paesi, però, il re marocchino Mohammed VI non ha risposto a queste richieste di piazza con la forza, ma annunciando la promulgazione di una nuova costituzione che andava in parte nella direzione richiesta dai manifestanti (del Movimento 20 Febbraio). La nuova costituzione è stata approvata dal popolo marocchino con un referendum il 1° luglio 2011, con una percentuale, almeno secondo i dati ufficiali, del 98,5% di consensi (e un 70% di partecipazione elettorale). In questa nuova costituzione il re affida parte dei suoi poteri, che prima erano pressoché assoluti, al governo eletto direttamente dal popolo. Inoltre, già nel preambolo e negli articoli sulle “libertà e i diritti fondamentali”, vengono esplicitamente richiamati i “diritti umani riconosciuti a livello universale” e ne viene elencata una lunga serie.

Se da un lato questa nuova costituzione sembra essere un deciso passo avanti sul piano delle libertà personali e politiche, dall’altro non cambia molto le cose su altri punti molto importanti. Non cambia ancora i diritti delle donne, che avevano visto un certo miglioramento nel 2003 con l’introduzione del nuovo codice di famiglia (che mantiene però il principio islamico secondo il quale un uomo può avere fino a quattro mogli).
Inoltre, permane un’alta differenza tra le possibilità di studio e lavorative aperte alle donne rispetto agli uomini. Il tasso di alfabetizzazione è piuttosto basso, con circa il 57% su scala nazionale e un dato ancora più basso per quanto riguarda le donne; nelle aree rurali il tasso di analfabetismo sale addirittura al 60%, con una percentuale del 74% per quanto riguarda le donne. Nel 2010 poi, secondo alcuni dati della Banca Mondiale, il 90% delle ragazze che non frequentava le scuole era fuori dal mercato del lavoro.
Il partito che ha vinto le ultime elezioni, poi, è di matrice islamica, anche se di natura moderata, e non sembra intenzionato a operare grandi cambiamenti sul tema dei diritti delle donne. Questo è dovuto anche al fatto che, per il momento, il governo guidato da Abdelilah Benkirane non ha “approfittato” dei maggiori poteri che la nuova costituzione garantisce al governo, ma sembra piuttosto preoccupato di non entrare in rotta di collisione con le indicazioni e gli orientamenti del re.

In questa situazione, quindi, il Marocco si trova in una situazione in cui sembrano esserci stati decisi passi avanti nella direzione di una maggiore libertà in campo sociale e politico, ma in realtà la situazione sembra essere piuttosto bloccata, tra una voglia di maggior apertura sociale soprattutto da parte dei giovani e una rigidità politica e sociale dovuta alla presenza di una monarchia che viene ancora vista dalla maggior parte dei marocchini, anche da una buona parte dei giovani, come una sorta di istituzione quasi divina.
In questo quadro va considerato che giovani al di sotto dei 35 anni, che sono quasi il 60% del totale della popolazione marocchina, non sono disposti a concedere un tempo infinito alla monarchia perché metta in pratica le richieste che portano avanti in campo politico, ma ancora di più in campo socio-economico. I giovani chiedono più possibilità di lavoro, una maggiore redistribuzione della ricchezza e maggior trasparenza nell’ambito della gestione del potere. Questi giovani si riuniscono ogni giorno per protestare di fronte al Parlamento e si dividono in gruppi contrassegnati da bandane di colore diverso. Viene da chiedersi quale sarà la forza o il movimento che saprà meglio incanalare il malcontento e le aspettative di queste centinaia di migliaia di persone e sarebbe bello pensare che fosse il movimento sindacale.

 

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