1° DICEMBRE, GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AIDS

Istituto Sindacale per la COoperazione allo Sviluppo

1° DICEMBRE, GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AIDS

Il 1 dicembre è stata la giornata mondiale contro l’Aids e sono stati diffusi i nuovi dati sulla situazione mondiale, che sembrano dare qualche segnale positivo nella lotta a questa malattia. 

Secondo le stime dell’ONU, nel 2012 sono stati stimati 2,3 milioni di nuovi casi di infezione da HIV (il virus che aggredisce il sistema immunitario e causa l’Aids), con una riduzione del 33 per cento rispetto al 2001. I sieropositivi nel mondo sono 35,3 milioni. Nel 2012 si stima che 1,6 milioni di persone siano morte per malattie legate all’Aids. Dal 2001, poi, si sono più che dimezzate le nuove infezioni tra i bambini: sono infatti 260mila i bambini infettati, più di un terzo in meno dal 2009 e del 52% in confronto a 12 anni fa. “Ogni anno il numero totale delle infezioni di HIV continua a calare, in modo particolare tra le nuove infezioni di bambini”, ha spiegato il direttore esecutivo di Unaids, Michel Sidibe. Secondo l’organismo delle Nazioni Unite, la distribuzione degli anti-retrovirali che impediscono la trasmissione del virus tra la donna incinta e il nascituro, potrebbe ridurre del 90% le nuove infezioni tra i bambini nei prossimi due anni. Nel suo rapporto annuale sullo stato mondiale della pandemia, l’agenzia ha sottolineato che i farmaci hanno evitato a più di 670mila bambini di contrarre il virus tra il 2009 e il 2012. Il calo delle infezioni è stato straordinario soprattutto in Africa sub-sahariana, dove si registra il 90% dei 3,3 milioni di giovani malati di HIV.
In Italia nel 2012 le persone sieropositive erano 94.146, con un incremento di circa 4.000 nuovi casi registrati (3.853 nel 2012). Fino al 2010, la sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, che riporta i dati relativi alle persone che risultano sieropositive per la prima volta, era stata attivata solo in 14 regioni italiane.
In questi anni è salita l’età media al momento della diagnosi: nel 1985 era di 26 anni per gli uomini e 24 anni per le donne, mentre nel 2012 è passata a 38 e 36 anni. È cambiato inoltre il modo di trasmissione del virus: attualmente l’80 per cento delle infezioni avviene per via sessuale, mentre all’inizio avveniva per via ematica e riguardava principalmente i tossicodipendenti.

Di fronte a questi dati positivi, c’è un dato che invece risulta decisamente contro-corrente. Negli ultimi dieci anni è cresciuto di un terzo il numero degli adolescenti che in tutto il mondo ha contratto il virus dell’Hiv. Lo ha reso noto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, accusando le mancanze dei programmi di assistenza. “Oltre due milioni di adolescenti di eta’ fra i 10 e i 19 anni vivono oggi con l’Hiv”, il 33% in più rispetto al 2001, scrive l’Oms. “Molti di loro non ricevono né cure né assistenza”. Nella regione del mondo più colpita dall’Aids, l’Africa sub-sahariana, la maggior parte degli adolescenti colpiti sono ragazze che hanno avuto rapporti sessuali non protetti, spesso sotto costrizione. In Asia, al contrario, i più colpiti sono i giovani tossicodipendenti.
Dai dati dell’Oms, emerge inoltre che nel 2005 morirono 70 mila adolescenti di Aids, un numero salito a 104 mila sette anni più tardi, anche se il numero dei decessi globali e’ sceso dai 2,3 milioni del 2005 agli 1,6 milioni del 2012. Fra le misure richieste dall’agenzia sanitaria dell’Onu, c’è la cancellazione dell’obbligo di permesso dei genitori per sottoporre un minore al test. Nell’Africa sub-sahariana si stima che solo il 10-15% dei giovani colpiti dal virus sia a conoscenza del suo stato.

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